Le gambe tue evocano un mondo,
un aroma forte ci galleggia attorno.
L’antico vizio di essere altrove
lo annuso mentre accavalli il tuo splendore,
fumando sigarini al mentolo
sul lago silente e struccato di Stresa.
Per noi solo fughe e segreti
per una passione che a fari spenti
ci fa complici fino alle narici.
Fino a sequestrarci a vicenda
su quel collo di spiaggia che avanza
da un pastrano di nebbia.
Ma s’è fatto tardi è ora di tornare
alle grate delle nostre case,
da dove non si sa, non si vuol sfollare,
come Domenica sera gli amanti da Stresa.
Tra amari promemoria
e la gloria stanca di un classico
scura sei e sai di legno bagnato,
dirupo selvatico a picco sul mare.
Là mi porti e per i tuoi fuochi soltanto
torno a sentirmi libero e scalzo.
Certe sere non resti che tu
a riordinare un vissuto
in un ritornello adolescente,
sulla polvere famigliare
di un vecchio lp dell’Equipe84…
Scorrono fratte e spezzate
le aporie tatuate sulla pelle:
non resti che tu complice indulgente,
musica prepotente venuta dal mistero e
nel mistero latente.