Luca Perniceni

Nato a Vimercate il 5 ottobre 1976. Laureato in Lettere moderne presso l’Università Statale degli Studi di Milano con una tesi sulla vocazione europea del giovane Giacomo Debenedetti. Lavora a Milano presso una società di consulenza finanziaria. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: nel 2005 La severità preclusa (edizioni LibroItaliano); nel 2007 L’adorato ossimoro (Il Filo); nel 2010 Radice quadrata di meno uno (L’Autore Libri Firenze).


A colei che apparve per caso
sui prati assetati di luce


Archeologia di un verso

Eccoti alla fine muovere la coda
tra i lampi di un temporale.
Magari alla fine di uno scavo
per compensarmi o soltanto per caso.
Come sempre ti precede
un profumo breve di calicanto.
Puoi passare inosservato
oppure puoi farmi immemore
delle polvere sull’abito.


Ursula

Le gambe tue evocano un mondo,
un aroma forte ci galleggia attorno.
L’antico vizio di essere altrove
lo annuso mentre accavalli il tuo splendore,
fumando sigarini al mentolo
sul lago silente e struccato di Stresa.
Per noi solo fughe e segreti
per una passione che a fari spenti
ci fa complici fino alle narici.
Fino a sequestrarci a vicenda
su quel collo di spiaggia che avanza
da un pastrano di nebbia.
Ma s’è fatto tardi è ora di tornare
alle grate delle nostre case,
da dove non si sa, non si vuol sfollare,
come Domenica sera gli amanti da Stresa.


Non resti che tu, musica

Tra amari promemoria
e la gloria stanca di un classico
scura sei e sai di legno bagnato,
dirupo selvatico a picco sul mare.
Là mi porti e per i tuoi fuochi soltanto
torno a sentirmi libero e scalzo.
Certe sere non resti che tu
a riordinare un vissuto
in un ritornello adolescente,
sulla polvere famigliare
di un vecchio lp dell’Equipe84…
Scorrono fratte e spezzate
le aporie tatuate sulla pelle:
non resti che tu complice indulgente,
musica prepotente venuta dal mistero e
nel mistero latente.


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