Fra le mie braccia,
figlio,
hai incontrato
la vita
assaporando cibi
di sorrisi
memorie di passate
nostalgie
crescendo al calore del
mio amore.
E sei cresciuto,
figlio,
libero da catene,
forte
ai pregiudizi,
ignaro
degli inganni della
vita
altero e combattivo,
sempre.
I tuoi sorrisi erano i
miei sorrisi
e insieme guardavamo
le stelle
sempre più alte
nell’azzurro.
Fra le mie braccia i tuoi
risvegli
nel loro abbraccio i primi
pianti.
Poi la tua mano lasciò
la mia
i passi risuonarono
sicuri
per le strade del
mondo.
Si avviluppò il cuore
cercandoti
Nei tuoi occhi scorgevo
a tratti
qualche parte di me,
piccola parte.
E ti guardavo andare verso
le tue scelte.
Sola restavo a guardare
le stelle
sempre le stesse, non più
lucenti
al mio cuore di madre
spesso stanca.
Mentre le braccia,
figlio,
che ti avevano serrato
ricadevano
vuote lungo i fianchi,
il cuore
era colmo di te da sempre
e ti cercava,
scorrendo quale fiume,
il sangue.
Mi guardi con occhi di luna
Mi guardi con occhi di luna
e liberi nell’animo mio
spazi di infinito.
Occhi che mi serrano
e lungo pergolati di glicini
mi guidano.
Seguo i tuoi passi decisi,
con cuore stanco, dall’olezzo
stordita e attratta dei penduli fiori.
Abbracciami. Avvolgimi
con tenerezza e ferocia.
Fammi sentire ancora
il fuoco delle tue braccia.
Non guardarmi. Lasciala
in cielo la luna. Abbracciami.
Oltre le nuvole
S’allarga l’orizzonte
oltre le nubi,
strie nel cielo,
ferite nell’animo.
A stormi, gabbiani urlanti
s’impennano nell’aria
a bassa quota, simili a
starnazzanti oche migranti.
Urla il mare, ulula schiumando,
flagella la riva, la sbava, la insozza.
Riverso in lui i miei pensieri contorti,
le ansie ricorrenti, il tarlo fisso del dolore.
Ed urla stranito il mio cuore,
sanguina la ferita sempre aperta
miasmi di putredine spandendo
fra i marosi irrequieti, sulla riva offesa.
Cede la luce e cela l’orizzonte.
È nero il mare, nero è pure il cielo.
Lo striano bianche nuvole ammassate,
promettono neve e il cuore anela
quel bianco, ricordo di candore
e d’innocenza. Improvviso un lampo
squarcia il buio, getta bagliori di fuoco
fra le onde. Il mare geme. Piange un
pianto di bimbo il mio cuore. Vaga,
stanca la mente, si fa cielo e mare
e nube e folgore. Canta canti striduli
di gabbiano, si lascia schiaffeggiare
dai marosi, s’inabissa, riemerge
annaspando, vomitando dolore,
delirando di desideri repressi, di
nostalgie incolmabili, di sogni
senza riva. Piange un pianto di
bimbo il mio cuore. Si fa mare
e piange. Un pianto silente, un
singulto, un sospiro, l’accenno
d’un sorriso, lassù,
oltre le nuvole.