È stanca la vecchia che guarda il camino
e vuol solo morire. Entrare nel fuoco e
morire.
Ustionata è l’infanzia che si trascina
nel cuore, bruciata la sua adolescenza.
Il perché del suo male nessuno lo sa,
se lo porta in silenzio con sé,
come l’età che veloce è avanzata
sul suo corpo mai vivo.
Velia è un mistero,
la sua tristezza se ne sta lì, come un
velo
e gli copre la vista delle cose belle,
dei sorrisi fugaci sui volti che ama.
Velia non li vede i colori,
ogni estate è già autunno
ogni cosa è già spenta, e
muta,
come il suo volto che non muta mai.

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A Narcseco Furdig

Plumbeo il cielo oggi mi desta
da questo sonno malsano, torbido,
pieno di volti miei, e tuoi.
Il tanfo della tua immagine mi pervade le narici
che si ribellano, gridano, piangono.
I tuoi pensieri sputati nella mia bocca,
non ho mani per estrarli.
Persa sono, tra i tuoi sospiri.
E vago ancora per queste terre ignote,
algofobiche lande intrise di male,
tetre valli di nostalgica ira straziata.
Come la tela di un pittore megalomane
hai squarciato questo sogno immemore.

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All’Italia

Culla remota di arti feconde
partorivi poemi, e ora sei
-------nulla.
Da invitta dea
di dipinti e parole
ti sei fatta mortale
colpevole e rea.
Il presente è la tomba
delle tue glorie,
tu sei schiava di mummie
dalle false memorie.
Meretrici edoniste
ti violentano... ignare,
e il tuo popolo inerte
resta muto a guardare.