Tu lì,
di usi e costumi, nel tempo
invariato, stai.
Or, in tempi recenti, morbo
ti colpì.
Lento e continuo, di verde
ti scopre,
di grigio ti ricopre.
L’umanità mai sazia, l’anima tua
strazia.
Ma tu, forte della tua natura,
eternamente bello rimani.
Per te, terra antica, il dono tuo
nel cuore mio sta.
Nel suo odore, nei suoi rumori,
nei suoi colori
… tenace.
La vita…, la tua…, la mia.
Agosto 2010
Di madrigale
Odo,
il suono costante
di rami, nel tempo cresciuti,
cadere, per mano amica,
a dar nuovo assetto con fatica.
Odo,
nel pettinar,
il cader
di ciò che vive.
Odo,
ticchettante,
il suono delle olive.
Vedo,
striata la terra
nel verde e nel grigio.
Vedo,
deboli e forti,
le mani
( dal lavoro segnate,
da tagli solcate).
Vedo,
sui volti sudati,
la gioia di chi,
con fatica,
nei suoi frutti,
vede la vita
e mette le dita.
Vedo,
gesti coordinati ed affini,
di affetti vicini.
Il cuore si riempie
come
attirar nella juta
ciò che vive,
di verdi e di grigi, le olive.
Ottobre 2010
Donna
Se tu, dolce donna,
potessi vedere cos’è di te.
Se tu potessi vedere il mio sguardo,
innamorato di te,
del tuo dolce essere,
delle tue mani tremanti
che toccano le mie.
Se tu potessi vedere,
la tenerezza del tuo sguardo
che si sta spegnendo,
La tua pelle morbida,
che si sta lasciando andare.
Io si, ti vedo lì,
sulla tua vecchia poltrona,
che conserva il tuo corpo piegato,
non mi parli più,
non mi riconosci più,
sono io,
sangue del tuo sangue,
la tua “stella”.
Così mi chiamasti,
la tua dolce “stella”.
Se tu potessi svegliarti,
da questo tuo crudele letargo,
mi vedresti al tuo fianco,
che aspetto un tuo cenno.
Torna donna,
torna da chi ha bisogno di te.
“Alla mia dolce nonna”
Settembre 1999
|